Religions and dogmatism ... Le religioni e il dogmatismo


Immagine presa da: https://riforma.it/it/articolo/2019/10/30/usi-e-costumi-delle-diverse-fedi-nel-mondo


English version. Versione italiana in fondo ⬇️🙂

The universe and life are too complex for us to fully understand. 
We can try to understand a small part of it, thanks to our experiences and our studies. We can try to understand something more by comparing ourselves with the experiences of some friends. But still the understanding of life and reality will always be filtered by our senses and limited by our intelligence and the brevity of our lives. 
It is perhaps already a miracle that we are able to think and understand so much. 

Thinking that we can go so far as to say that one of us is completely right is an illusion. 
We should try to get out of the need to feel confident with ourselves because we think we have achieved certainties, instead practicing the ability to maintain doubt. I arrived at the personal decision that the right attitude is one of uncertainty: the willingness to try to understand what I didn't understand, what I missed, what I should study or deepen, what the experience of others can help me with, and how can I try to be useful instead. 
Assuming that I'm almost certainly wrong in something, that my view of the world is partial and can be improved a lot. 

I start culturally from Christianity and from parents who already, as young people, came into conflict with the rigidity of dogmas and with the intellectual dishonesty of religious leaders. This definitely affects my thinking. 
But in truth there is perhaps only one thing that I cannot share about religions and ideologies: their claim to provide certainties and absolute truths. Or perhaps it would be more correct to say, the claim of religious leaders to claim that it should be considered absolute truth. And often this happens for personal interest more than for the social one. 
Any ideology that starts with the presumption of bringing an absolute truth, valid for all and immutable, in my opinion not only fails, but in the long run condemns itself to failure. If religions were freed from this rigidity and dogmatism, and were free to evolve, then I wouldn't be worried about them, on the contrary I would be happy because they could contribute even better to human well-being.

Although I am "sceptical", I think that all religions are immense treasures in terms of the teachings and wisdom they can communicate. Religions are the fruit of the experience and wisdom of the men of the past, they all contain in some way the reflections of very wise people. This is why it is right that they remain points of reference, bearing witness to the conquests of our ancestors. But it is not right to deprive the future of the innovations that may arise or that will become necessary. It would just be sad. Because in this way religion, instead of being a starting point for improvement, would become an increasingly heavy and unjustified brake.

In this regard I propose questions. Because sometimes maybe questions would be more useful than answers. 
Isn't it true that even the right question can change the world? And therefore: are we sure that there can be an absolute truth? And this truth, is it immutable? Or does it change over time? And then: what is true or right for me, must it necessarily be true for others as well? Or could it be that the truth changes from person to person as if we are all in different worlds? 
Humanity is too focused on a truth that we don't even know if it exists, if it is immutable and if it is unique. Couldn't it be better to give much less importance to certainties, and focus on the priorities that hinder our happiness and that of the people we live with? Wouldn't it be better if religions were food for thought rather than rules to be followed without asking questions? 

These days I'm reasoning on the fact that, on a social level, it takes a moment for us all to argue about whether something is right or wrong, which is neither a priority nor determines any real change in most people's lives. Does it make sense to get angry and fight over matters of principle? Or that concern exclusively the private life of individuals?
If the choices of individuals do not harm our lives, can we not be able to overcome our opinions while leaving the freedom for others to live certain aspects of life as they prefer? Who are we to judge the preferences or tastes of others? Do we have their brains, their senses, their experiences? Wouldn't it be better to analyze our mistakes before those of others? Or  understand what makes us feel good? More than what makes us feel bad? 
Wouldn't it be better if we helped each other improve our lives and the world we live in, instead of focusing on the mistakes we keep making? 

Life is a temporary miracle, we cannot be sure of our future. But we can imagine that our life can be happier if the people around us are, if we help each other to make it better, and if we fight our fears together.



Versione italiana

L'universo e la vita sono troppo complessi per essere compresi interamente da noi. Possiamo cercare di capirne una piccola parte, grazie alle nostre esperienze e ai nostri studi. Possiamo cercare di capire qualcosa di più confrontandoci con le esperienze di qualche amico. Ma comunque la comprensione della vita e della realtà saranno sempre filtrate dai nostri sensi e limitate dalla nostra intelligenza e dalla brevità della nostra vita. È forse già un miracolo che riusciamo a pensare e capire così tanto. Pensare di poter arrivare a dire che uno di noi abbia ragione completamente è un'illusione. Almeno penso! 
Dovremmo provate a uscire dall'esigenza di volerci sentire sicuri con noi stessi perché pensiamo di aver raggiunto delle certezze, praticando invece la capacità di mantenere il dubbio.
Io sono arrivato alla personale decisione che l'atteggiamento giusto è quello dell'incertezza: la disponibilità a cercare di capire cosa non ho colto, cosa mi è sfuggito, cosa dovrei studiare o approfondire, in cosa mi può aiutare l'esperienza degli altri e come posso invece tentare di essere utile io. 
Partendo dal presupposto che sto quasi sicuramente sbagliando in qualcosa, che la mia visione del mondo è parziale e può essere migliorata parecchio.

Io parto culturalmente dal cristianesimo e da genitori che già da giovani sono entrati in conflitto con la rigidità dei dogmi e con la disonestà intellettuale dei vertici religiosi. Questo influisce sicuramente nel mio pensiero. Ma in verità c'è forse una cosa sola che non posso condividere delle religioni e delle ideologie: la loro pretesa di fornire certezze e verità assolute. O forse sarebbe più giusto dire, la pretesa dei vertici religiosi di pretendere che sia considerata verità assoluta. E spesso questo succede per interesse personale più che per quello sociale.
Qualsiasi ideologia che parta con la presunzione di portare una verità assoluta, valida per tutti e immutabile, a mio parere non solo sbaglia, ma alla lunga si autocondanna al fallimento.
Se le religioni fossero liberate da questa rigidità e dal dogmatismo, e fossero libere di evolvere, allora io non ne sarei preoccupato, anzi sarei contento perché potrebbero contribuire ancora meglio al benessere umano. 
Questo perché, nonostante io sia "scettico", penso che tutte le religioni siano dei tesori immensi per quanto riguarda gli insegnamenti e la saggezza che possono comunicare. Le religioni sono il frutto dell'esperienza e della saggezza degli uomini del passato, tutte racchiudono in qualche modo le riflessioni di gente molto saggia. Per questo è giusto che rimangano dei punti di riferimento, a testimonianza delle conquiste dei nostri antenati.
Ma non è giusto privare il futuro delle novità che potranno nascere o che si renderanno necessarie. Sarebbe semplicemente triste. Perché in questo modo la religione, invece di essere un punto di partenza per migliorare, diventerebbe un freno sempre più pesante e ingiustificato.

A questo proposito propongo delle domande. Perché a volte forse sarebbero più utili delle domande che delle risposte. Non è forse vero che anche la giusta domanda può cambiare il mondo?

E quindi: siamo sicuri che possa esistere una verità assoluta? E questa verità, è immutabile? O cambia nel tempo? E poi: ciò che è vero o giusto per me, lo deve essere per forza anche per gli altri? O può essere che la verità cambi da persona a persona come se fossimo tutti in mondi diversi?
L'umanità è troppo concentrata su una verità che non sappiamo neanche se esiste, se è immutabile e se è unica.

Non potrebbe essere meglio dare molta meno importanza alle certezze, e concentrarci sulle priorità che ostacolano la nostra felicità e quella della gente con cui viviamo? Non sarebbe meglio che le religioni fossero spunti di riflessione piuttosto che regole da seguire senza farsi domande?

In questi giorni sto ragionando sul fatto che a livello sociale basta un'attimo che ci mettiamo tutti a litigare se sia giusto o sbagliato qualcosa che non è né prioritario né determina alcun cambiamento reale nella vita della maggior parte della gente. 
Ha senso arrabbiarci e litigare per questioni di principio? O che riguardano esclusivamente la vita privata dei singoli individui?
Se le scelte dei singoli non danneggiano la nostra vita, non possiamo riuscire a superare le nostre opinioni lasciando la libertà agli altri di vivere certi aspetti della vita come preferiscono? Chi siamo noi per giudicare le preferenze o i gusti degli altri? Abbiamo forse il loro cervello, i loro sensi, le loro esperienze?
Non sarebbe meglio analizzare i nostri sbagli prima di quelli degli altri? O  capire cosa ci fa star bene? Prima ancora di cosa ci fa stare male?
Non sarebbe meglio che ci aiutassimo vicendevolmente a migliorare la nostra vita e il mondo in cui viviamo, invece di concentrarci sugli errori che continuiamo a fare?
La vita è un miracolo passeggero, del nostro futuro non possiamo avere nessuna certezza. Però possiamo immaginare che la nostra vita possa essere più felice se lo sono le persone intorno a noi, se ci aiutiamo a renderla migliore e se combattiamo insieme le nostre paure.

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